Il primo patriarca del Muay Korat fu Phra Hensamahan, egli codificò la forma più articolata e coerente dello stile la cui storia si perde nelle tradizioni del Sud Est asiatico. Si narra che l’origine del suo stile sia da ricercare nelle tecniche marziali sviluppate nella Cambogia arcaica durante il regno dei Khmer: secondo i nostri studi alla base del Muay Khorat sarebbe la mitica Arte Marziale di Angkor Wat, sede dell’antica capitale dell’impero Khmer, la cui cultura ha fortemente influenzato gli abitanti della zona del Khorat. I periodi di sviluppo dello stile sono quattro: il primo va dal regno di Rama I fino a Rama IV.
Tecniche tipiche:
Il primo elemento caratteristico era il bendaggio delle mani: in questo stile la corda di cotone grezzo fasciava i pugni e le braccia dei combattenti fino al gomito; quest’ultimo infatti non era una delle armi in cui si specializzavano i pugili Korat. Inoltre il bendaggio fungeva da protezione per gli avambracci in caso di impatto con i potenti calci circolari tipici dello stile. I pugni circolari molto larghi erano temutissimi per la loro potenza devastante, da cui il nome Mahd Wiang Kwai o pugno circolare del bufalo; il complemento ideale ai larghi swing sono i diretti che nel Korat venivano portati, al contrario di quanto avviene negli altri stili di Muay e nel pugilato occidentale moderno, con il pugno mantenuto verticale, utilizzando soprattutto il braccio avanzato che agisce come uno stantuffo (esattamente la stessa metodologia veniva impiegata nei diretti del Bare Knuckles Boxing o boxe a nocche nude occidentale). I diretti a pugno verticale offrono una maggiore solidità al livello del polso ed un migliore allineamento delle ossa dell’avambraccio e possono essere usati per schiacciare o sollevare i pugni degli avversari creando una sorta di ponte col quale far leva sul braccio attaccante.
Il colpo diretto corrispondente eseguito con le gambe dalla posizione Yang Yok era lo Yotha Sin Thop, un calcio frontale “frustato” portato repentinamente al viso dell’avversario, spesso per preparare il successivo calcio circolare. Quest’ultima tecnica era un’altra caratteristica dello stile: i calci circolari, che venivano allenati colpendo a lungo il tronco di alberi di banana, raggiungevano il bersaglio con eccezionale potenza sfruttando, come i pugni circolari, la completa rotazione delle anche per generare un enorme impatto sull’avversario come una porta che si chiude sbattendo violentemente (nome thai: Long Dan Pratoo); si dice che questo modo di calciare sia stato ispirato probabilmente dal movimento rilassato ma potente della proboscide dell’elefante. Altra azione tipica dello stile era la presa al collo che agiva come una morsa per soffocare e trattenere mentre veloci ginocchiate si abbattevano sul corpo e sul volto del malcapitato avversario (tecnica del Chap Ko Ti Kao, resa famosa in epoca moderna dal celebre campione Diesel Noi).
Punti forti:
l’uso di mani, tibie e ginocchia è altamente sviluppato sia per offendere che per erigere uno sbarramento impenetrabile contro gli attacchi degli avversari, i colpi sviluppano una potenza devastante, sono efficaci a tutte le distanze, si apprendono in tempi piuttosto brevi se paragonate alle tecniche morbide.
Punti deboli: attacchi piuttosto prevedibili, maggior dispendio energetico nelle azioni, necessario un elevato livello di condizionamento osseo, si basano su una buona condizione fisica per essere efficaci.