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Imparare la Muay Thai originale: la forza del lavoro di squadra.
Capitolo 3. Le lezioni di due esperti del Thai Grappling.

Di Marco De Cesaris

La classica dicotomia tra grapplers (combattenti che usano la lotta come strumento di combattimento principale) e strikers (coloro che impiegano i colpi per sconfiggere gli avversari) è in uso nella Muay Thai da molto tempo. Ovviamente, nessun bravo thai boxer può raggiungere il massimo livello nel suo sport senza una buona conoscenza sia delle tecniche di presa che di quelle di percussione. In effetti, tutti i combattenti di Muay Thai di alto livello sono lottatori molto forti oltre che grandi pugili. Tra quelli particolarmente abili, ce ne sono alcuni che basano il loro schema di combattimento su una strategia di lotta aggressiva supportata da un’arma secondaria. L’arma di supporto può essere un pugno pesante, rapide tecniche di gomito, un forte calcio basso o un assortimento di proiezioni. Alcuni dei grapplers più famosi nella storia moderna della Muay Thai che hanno supportato la loro strategia di lotta con forti tecniche di pugilato, sono anche diventati campioni mondiali di boxe professionistica: l’esempio emblematico è Samson Isarn, ex campione del Lumpini Stadium che, dopo aver lasciato la Muay Thai, è diventato campione mondiale di boxe della WBF.
Tra i grandi thai boxers con cui ho avuto il privilegio di allenarmi al Pinsinchai Gym, due erano tipici esempi di grapplers di Muay Thai. Lo stile di grappling attualmente in uso nella Muay Thai è una forma modificata del tradizionale Kod Rad Fad Wiang, una branca tecnica dell’antico Muay Pram (wrestling thailandese).

Kod-Rad-Fad-Wiang

A causa dell’introduzione delle regole moderne, la maggior parte delle tecniche di wrestling tradizionali dovettero essere abbandonate. Tuttavia, diverse prese efficaci e alcune tecniche di sbilanciamento e proiezione sono ancora utilizzate oggi da tutti i pugili. Entrambi gli atleti di cui sto parlando basavano la loro strategia di combattimento su un solido background nel wrestling thailandese. Entrambi erano atleti eccezionali. Entrambi erano campioni del Rajadamnern Stadium all’epoca del mio soggiorno. Tuttavia, ognuno di loro mostrava caratteristiche tecniche diverse che rendevano veramente unico il loro stile combattimento. Ho imparato molto da loro e il loro stile è diventato una parte essenziale delle abilità di base che ho cercato di insegnare ai miei pugili negli anni a venire. I nomi da ring di questi due specialisti del grappling sono Thailand Pinsinchai e Sanken Pinsinchai.

Caso di studio 1: Thailand Pinsinchai.

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Un combattente intelligente come Thailand Pinsinchai è l’incarnazione della combinazione ideale tra un abile grappler e un colpitore incisivo. La sua strategia di lotta era molto sofisticata, spesso combinava sapientemente prese di lotta con velenosi colpi di gomito. Mentre l’avversario era impegnato a difendersi dagli intrappolamenti e dalle prese di Thailand, uno o più velocissimi colpi di gomito sembravano materializzarsi dal nulla, il più delle volte raggiungendo l’obiettivo prefissato in un battito di ciglia. Di conseguenza, i suoi avversari erano messi in costante stato di ansia, cercando di indovinare continuamente quale sarebbe stata la sua prossima mossa.

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Ecco un esempio della sua abilità. L’avversario in questo incontro era un rinomato artista del knock-out di quegli anni, Sukhothai Taxi Meter (anche lui divenuto poi Campione del Rajamnern). I pugni pesanti di questo pugile thailandese erano temuti da tutti i migliori combattenti degli stadi Lumpini e Rajadamnern. La strategia di Thailand Pinsinchai per sconfiggerlo era basata su un rapido gioco di gambe, calci veloci per chiudere la distanza e un accurato lavoro in clinch volto a neutralizzare l’artiglieria pesante del suo avversario. In questo caso intrappola e colpisce con il gomito, trattiene un braccio mentre aggancia il collo e poi di nuovo colpisce col gomito. L’intera sequenza viene eseguita in meno di 3 secondi.

Il suo bagaglio tecnico era completato da una serie di tecniche di proiezione che impiegava quando l’avversario cercava di sopraffarlo o lo caricava in uno sforzo disperato per superare la raffica dei suoi fulminei attacchi. In questo esempio, contro un calcio di potenza portato con la gamba posteriore Thailand blocca, aggancia la gamba e contrattacca con un velocissimo calcio basso tagliente per proiettare pesantemente l’attaccante.

Nelle seguenti videoclips, un avversario che carica viene abbattuto senza nessuno sforzo apparente semplicemente seguendo il flusso del suo attacco. Grazie ad una sensibilità sviluppata in innumerevoli ore di sparring in clinch, Thailand Pinsinchai possedeva riflessi istintivi che gli permettevano di flettersi sotto la pressione dell’attaccante per poi scaricare con la massima fluidità l’energia creata dell’attacco dell’avversario.

Caso di studio 2: Sanken Pinsinchai.

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Sanken era l’epitome del grappler di Muay Thai forte e coraggioso. Nel 1993 è stato votato come il lottatore preferito dai giovani thailandesi. La sua strategia di combattimento era semplice: dall’inizio del match, si muoveva costantemente in avanti, cercando di afferrare l’avversario per iniziare a sferrare pesanti colpi di ginocchio su tutto il corpo. La sua enorme capacità di resistere ai colpi di contrattacco degli avversari rappresentava la sua arma di supporto. Essendo un puro specialista di ginocchiate, Sanken concentrava tutti i suoi sforzi nel chiudere la distanza e afferrare l’avversario, compito non facile quando si affronta è un pugile di Muay Thai di alto livello. Pertanto, gran parte del suo allenamento era dedicato al perfezionamento del gioco di gambe aggressivo che usava per tagliare il ring e intrappolare anche gli avversari più sfuggenti (fase 1). Una volta ridotta la distanza, il grappler deve applicare uno o più colpi di entrata per immobilizzare l’avversario nella sua posizione, consentendo l’esecuzione della tecnica di presa iniziale (Fase 2).

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Nel caso di Sanken questo colpo di entrata era solitamente una ginocchiata portata dalla media distanza o un secco calcio circolare di tibia, portato alle gambe o ai fianchi dell’avversario. A volte, reagiva a un attacco dell’avversario afferrando l’arto attaccante (braccio o gamba) e contrattaccando con duri colpi di ginocchio portati alla parte superiore o inferiore del tronco.

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Il terzo passo nella strada del grappler verso la vittoria è l’applicazione di forti prese alle braccia, al collo o al corpo dell’avversario (fase 3). L’esecuzione delle prese ha più di uno scopo. Il primo è stancare un avversario forte e resistente. Il secondo obiettivo è inibire l’esecuzione degli attacchi dell’avversario, travolgendolo con continue combinazioni di prese. Il terzo è aprire la strada all’effettiva esecuzione di colpi o proiezioni. Questo era uno dei punti di forza di Sanken. Ho assistito personalmente alle estenuanti sessioni di sparring in clinch tra Sanken e una serie di fortissimi grapplers al Pinsinchai Gym. Non meno di 1 ora al giorno senza sosta, quando un combattimento non era imminente. Se la data del successivo combattimento era stata fissata, le ore dedicate a quell’estenuante esercizio diventavano 2, al giorno.

Lo step finale (fase 4) è rappresentato dalla vera e propria serie di colpi di ginocchio, una sequenza di colpi pesantissimi che possono essere diretti alla cassa toracica, allo sterno, al fegato, alla milza, al basso addome, all’interno o all’esterno della coscia e in casi particolari anche alla testa.