Visita il nostro archivio

Al di là di una semplice traduzione, sapreste definire il termine Freezing Effect?
Sapreste dire cosa si intende per Gross Motor Skill’s?
O cosa indica il termine Killer Instinct?

Se non i pochi addetti ai lavori, probabilmente, la maggior parte di voi non ne ha la minima idea.
Bene, allora sappiate che quelle sopra elencate, sono esattamente le parole chiave che caratterizzano il Muay Lert Ritt (Pugilato della Suprema Potenza) ovvero, reagire con prontezza ad una situazione di forte stress, utilizzando movimenti semplici, al fine di atterrare e finalizzare il nemico, non un avversario, non un aggressore, bensì un nemico.
Rispondo alla prima delle tre domande facendone una quarta: sapreste definire una situazione di forte stress?
Immaginate di attraversare la strada senza guardare da entrambe i lati, sentire all’improvviso lo stridio delle gomme sull’asfalto e vedere una macchina che sta per investirvi. Ebbene, l’enorme quantità di adrenalina che entra in circolo crea due possibili effetti: una reattività immediata, che vi farà balzare sul marciapiede opposto come neanche l’uomo ragno sarebbe mai stato in grado di fare; o una immobilità disarmante e in questo caso, a meno che la macchina non si fermi per tempo, sarete spacciati, vittime del cosiddetto shock adrenalinico da stress emotivo, vittime dell’incapacità di decidere e quindi di reagire, o ancora meglio, vittime di un’emozione primordiale, la paura.

Entriamo più nello specifico immaginandoci un contesto violento, ad esempio un’aggressione. Affinché la paura si manifesti, è necessario percepire una minaccia; quest’ultima però non può essere percepita da tutti nello stesso modo, perché influenzata dall’emotività e dalle esperienze vissute dal singolo individuo, di conseguenza ognuno di noi reagirà in maniera differente. Alcuni subiranno, altri reagiranno, non importa quale sia il vostro background sportivo, marzialisti o meno. Anzi, chi si allena in una situazione di confronto sportivo è improbabile che riesca ad attuare gli stessi automatismi anche fuori dalla palestra, dove il contesto è privo di regole e molto più ostile, dove si è costretti ad affrontare un contesto intimidatorio, o comunque, non è paragonabile a ciò che avviene nella realtà. In pratica non si allena il cervello a vivere un tale stress emotivo e ad associarvi una reazione appropriata, ma soprattutto, perché gli automatismi che cerchiamo di memorizzare sono troppi, troppo complessi e nel momento cruciale il nostro cervello perde troppo tempo a scegliere quello più adatto, non è in grado di attuare le giuste sequenze motorie e la paralisi, diventa probabile. Freezing Effect.

La paura, come conseguenza negativa, oltre alla possibile paralisi, può innescare tanti altri aspetti negativi: errata percezione del tempo, vuoti di memoria, effetto tunnel, riduzione della percezione uditiva, ma soprattutto perdita di mobilità, o meglio, rigidità muscolare, che ci impedisce di mettere in pratica il novanta per cento delle complesse tecniche apprese in palestra.
Ci tengo a ricordare, come già scritto in precedenti articoli sull’argomento, che il Muay Lert Ritt prevede un “addestramento” di derivazione militare, così come avveniva con la preparazione nel Close Combat, durante il quale i commandos venivano addestrati nella lotta corpo a corpo, nelle poche settimane antecedenti la missione, è stato quindi indispensabile scegliere un numero ridotto di tecniche, dalle semplici sequenze motorie (considerate che la mobilità di un militare attrezzato di tutto punto è ridotta al minimo) di rapido apprendimento, ma soprattutto efficaci. Eccomi quindi a rispondere alla seconda domanda.
In un contesto reale, le uniche tecniche che possono funzionare sono quelle tecniche basate su movimenti non elaborati, grossolani, basilari. Gross Motor Skill’s.

L’IMBA Muay Lert Ritt, quindi, ha come unico obbiettivo la ripetizione assidua e protratta nel tempo di ognuna delle sue trentuno tecniche, o come è più corretto definirle Principi, in modo da rafforzare i legami stimolo-risposta e rendere molto più probabile una reazione nel preciso istante in cui le circostanze lo richiedano. Per migliorare ulteriormente la capacità di reazione sotto stress, come in un vero addestramento militare, sono previste fasi di ricostruzione di scenari, nei quali la vittima viene attaccata quasi contemporaneamente, da uno o più soggetti non consenzienti. Inutile dire che non è sufficiente allenare esclusivamente il gesto atletico al fine di automatizzarlo; perché esso sia realmente efficace, occorre protrarre nel tempo anche una adeguata preparazione fisica, allenando gli otto principi energetici, che ci permetteranno di massimizzare l’efficacia del colpo in termini di forza e velocità e magari abbinare ad essa un adeguato condizionamento osseo, anche se non indispensabile. Lo studio della disciplina, prevede l’approfondimento di sette principi tecnici, applicati ad ognuna delle trentuno tecniche. Non viene quindi trascurato l’aspetto riguardante la corretta posizione di guardia, più corretto definirla non guardia, delle distanze di combattimento e degli spostamenti, che devono essere ottimizzati al fine di portarci nella maniera più rapida possibile a quella che definiamo distanza di ingaggio, distanza dalla quale non si concede più spazio al nemico, dove senza tregua si colpiscono ripetutamente i punti sensibili, fino ad arrivare all’atterramento e alla finalizzazione. Proprio perché studiata per scopi militari la maggior parte delle tecniche sono definitive.
Non è realistico in tali contesti immaginare di colpire e fuggire, perché vorrebbe dire dare una seconda possibilità al nemico; l’obbiettivo non è quello di aspettare un attacco, difendersi e contrattaccare, piuttosto quello di aggredire non appena si intuisce il pericolo, non appena viene varcato il nostro spazio vitale, colpire, afferrare, proiettare, rompere e finalizzare in maniera definitiva, senza scrupoli o rimorsi, o sei preda o predatore. Killer Instinct.